SOLO
MOLTI ANNI PIÙ TARDI il riarso fulgore del deserto gli
avrebbe mostrato la reale entità della sua perdita. La Storia non fu
clemente con il giovane sultano, che di lui appena salvò il pianto
infantile della sconfitta e il rimprovero insensibile della madre.
Tuttavia, c'era qualcosa di profetico in quelle lacrime abbandonate
come testimonianza ultima del suo amore. Un enigma, forse, che presto
il vento dell'esilio avrebbe cancellato o distillato in un canto per
nessuno.
(Il
vento trascinò lontano il re-bambino; ma quella che dicevano essere
la casa dei suoi padri in realtà non gli apparteneva)
Ora,
molti anni più tardi, l'uomo Boabdil osserva gli uccelli perdersi
nel tramonto, il mulinello della sabbia sulle dune, il profilo acceso
delle palme. Cerca la bellezza senza riuscire a trovarla. Qualcosa
nei suoi occhi si è spento per sempre.
Attende
la notte per scrutare il cielo, per guardare quel punto in cui le
stelle non dimorano mai. Lì affiora il ricordo, o il sogno, di un
delirio che il deserto sussurrò in epoche remote. E si libera da lui
un sospiro che è come poesia e solo in quell'istante, nell'istante
di un respiro, vede lo splendore immutato della sua casa. Solo in
quel sospiro vive ancora Granada.
(Il
sospiro del moro)
Traduzione
dallo spagnolo di una breve prosa per il concorso "Microcuentos - Quaderni Ibero Americani"
El suspiro del moro è un passo poco fuori la città andalusa di Granada in cui si dice che Boabdil (ultimo sultano in terra iberica) sconfitto e sulla via dell'esilio lanciò un ultimo sguardo a quella che era stata la sua casa e pianse.
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